-
Perle rare
CHIUDIRegia Franco Di Francescantonio
"Nella vita di un attore ci sono dei punti di riferimento, delle perle rare, degli attimi magici che, lasciati sul palcoscenico di qualche teatro, si ha voglia di recuperare, ogni tanto ma costantemente, per poter ritrovare la preziosità del nostro mestiere e rivivere l’eccezionalità del teatro. Io sono stato fortunato: nel mio scrigno posseggo diverse perle e sono felice quando ho l’occasione di mostrarle e gioire insieme agli altri della luce che emanano. Tra quelle più preziose ho scelto per Voi (e per me) tre autori che amo profondamente e che mi hanno accompagnato, fedelissimi, nei teatri del mondo. Sergio Tofano con le sue filastrocche - raro esempio di eleganza, divertimento linguistico - ed il suo Bonaventura, ultima vera maschera del Teatro italiano, che ho avuto la gioia di interpretare sotto la direzione del figlio Gilberto. Franz Kafka con la sua straziante "Lettera al padre" dalla cui riduzione ho creato insieme a Massimo Masini uno spettacolo dove parola, danza, canto, fossero drammaturgicamente fusi ed emotivamente necessari (interpreto solo una parte dello spettacolo). Anton Cechov con "Il tabacco fa male" tragicomica conferenza di un tragicomico personaggio; uno dei grandi monologhi del teatro di tutti i tempi. Tre grandi autori, tre mondi, tre possibilità per avvicinarci, anche col cuore, al Teatro e riscoprire insieme la gioia di raccontare delle storie e quindi comunicare guardandoci negli occhi. Per introdurre queste parole ho pensato di pescare nel mio scrigno una canzone, Poesia Facile, musicata da Jordi Collet, su testo di Dino Campana".
Franco Di Francescantoniotop page
Poi piovve dentro a l'alta fantasia
CHIUDICentre Dramàtic del Vallès
Teatre Bartrinareus
Festival d'estiu de Barcelona
Creazione Collettiva
Ideazione, regia, spazio scenico e costumi: Franco Di Francescantonio
"O imaginativa che ne rube
Dante (Purgatorio, XVII, 13)
talvolta sì di fuor, ch'om non s'accorge
perché dintorno suonin mille tube,
che move te, se'l senso non ti porge?"
"Nelle sue proposte alle "Lezioni Americane", Calvino cita questo verso di Dante per introdurre il tema della "Visibilità", della "Leggerezza", della "Esattezza" e della "Molteplicità", temi che compongono un ciclo di conferenze che lo scrittore doveva tenere all'Università di Harvard, se la morte non glielo avesse impedito. Un testamento!
Dante, Calvino: due inesauribili viaggiatori che con la loro "alta fantasia" ci hanno concesso un posto al loro fianco per viaggiare attraverso i mondi più diversi e vivere con stupore il momento presente... anche con la complicità del teatro".
Franco Di Francescantoniotop page
Prospettiva Nevskij
CHIUDIDiretto da: Micha Van Hoecke
Musiche: Sakamoto,Bach,Mozart,Chopin
Coreografia: Micha Van Hoecke
Interpreti: Franco di Francescantonio, Compagnia Ensemble
Costumi: Lily Salvo
Scene: Aldo Grompone
gallery
video
video (versione in lingua francese)
lascia una testimonianzaQuanta storia e quanta umanità ha attraversato il lungo viale Prospettiva Nevskij: un luogo che cambia ogni ora del giorno offrendo la possibilità di nuovi sguardi, sempre diversi, fino alla notte quando tutto ciò che lo circonda assume un aspetto fantasmagorico e presurrealista…..L’immagine che scaturisce è quella di una società irrequieta, di uno strano mondo al quale non bisogna credere fino in fondo perché basta una luce diversa per mostrare ogni cosa sotto un aspetto che non è il suo. Micha Van Hoecke reinventa una sua Prospettiva Nevskij in uno spettacolo di teatro totale dove la danza, la parola, la recitazione e l’azione danno origine a un teatro totale dove la danza, la parola, la recitazione e l’azione danno origine a un gran concerto visuale. I tre racconti si fondono e si mescolano in una combinazione dove non sono tante storie ad essere protagoniste quanto piuttosto la capacità di produrre immagini, effetti sonori e visivi e il desiderio di creare movimento attraverso la parola. A questo effetto contribuisce la presenza di Franco di Francescantonio attore mimo e cantante che agisce come una sorta di direttore d’orchestra. Con audaci salti, passi e voli della voce e del corpo stimola, segue, contrasta il flusso della danza dei ballerini.
"Fin dalla mia infanzia ero affascinato da Gogol e dalle sue opere e in particolare dai Racconti di Pietroburgo.
Per la mia prima coreografia, infatti, mi sono ispirato al Diario di un pazzo. Era il 1970. Da lì ho ritrovato lo spunto per il mio lavoro seguente, fino ad arrivare a questo spettacolo intitolato "Prospettiva Nevskij". La Prospettiva Nevskij, colonna vertebrale di tutti i Racconti di Pietroburgo, è uno spazio circolare in continuo movimento durante il corso di una giornata ma prospettivamente in ogni momento, "...soprattutto quando la notte cade su di Lei, non credete alla Prospettiva Nevskij!"
In essa i personaggi vengono mostrati di volta in volta come nel linguaggio cinematografico che, dopo una panoramica, ne fa un primo piano di ognuno. Tutti i personaggi hanno un punto in comune tra loro: così come Akaki Akakievitch è privato del Cappotto, Kovaliov nel racconto del "Naso" è privato del proprio corpo.
La forma della novella dà la possibilità di interpretare, con la parola e con la danza, il significato simbolico del racconto, che altro non è che un sogno. Naso in russo è Nos, Son in russo è l'inverso di Nos, quindi è un sogno".
Micha Van Hoecketop page
Recitarcanzoni
CHIUDIPremio Speciale della Giuria - IV° Festival Internazionale di Teatro “Monokl” San Pietroburgo – marzo 2003
Con Franco Di Francescantonio
Musicisti: Stefano Agostini (flauti)
Marco Gammanossi (chitarra)
Nino Marini (chitarra basso, violino, mandola, mandolini, percussioni, voce)
Ideazione Franco Di Francescantonio, Stefano Agostini, Riccardo Sottili
Regia Riccardo Sottili
Organizzazione Roberta Coltellacci
Fonico Alessio Vallotti
Produzione Occupazioni Farsesche e Teatro Comunale di Barberino
recensioni
gallery
video
video (Prove dello spettacolo a Madrid)
lascia una testimonianzaElenco canzoni:
1) Ciao Amore Ciao (Luigi Tenco)
2) Angela (Luigi Tenco)
3) Vecchio Frack (Domenico Modugno)
4) Il bello (Francesco Guccini)
5) Azzurro (Paolo Conte)
6) La giarrettiera rosa (Paolo Conte)
7) Quello che perde i pezzi (Giorgio Gaber)
8) Il valzer della toppa (Pierpaolo Pasolini, Pietro Umiliani)
9) Barcarolo romano (P. Pizzicaria, Romolo Balzani)
10) Don Raffaè (Fabrizio De André)
11) S’i’ fosse foco (Fabrizio De André – Cecco Angiolieri)
12) La canzone dell’amore perduto (Fabrizio De André)
13) Valzer per un amore (Fabrizio De André)
14) Via Broletto 34 (Sergio Endrigo)
15) Aria di Neve (Sergio Endrigo)
16) Vincenzina e la fabbrica (Enzo Jannacci)
17) Giovanni telegrafista (Enzo Jannacci)
Piccoli monologhi musicali dei migliori cantautori italiani, ecco la definizione migliore per questo spettacolo che intende portare in teatro la canzone italiana d’autore. Non un concerto, non un recital, ma un vero e proprio percorso drammaturgico affidato al talento e alla sensibilità di un interprete come Franco Di Francescantonio, che qui rivela anche notevoli doti di cantante. Un materiale senz’altro inusuale per uno spettacolo che vuole essere teatrale a tutti gli effetti, ma che affida alla musica e ai testi delle canzoni il compito di raccontare storie di vita e personaggi italiani. Recitare le canzoni, prendendo le distanze dal canonico “recitar cantando”, è il compito artistico che ci siamo prefissi. L’obiettivo: sondare le possibilità di una nuova scrittura scenica in grado di armonizzare teatro e musica, mettendo sempre al centro l’attore/interprete, da un lato, e i temi e le storie, dall’altro.
Riccardo Sottilitop page
Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare
di Luis Sepùlveda
CHIUDIRegia: Walter Pagliaro
Coreografia: Gheorghe Iancu
Scene Giovanni Carluccio
Costumi Elena Mannini
Produzione Piccolo Teatro di Milano '99
Con: Oriella Dorella, Franco Di Francescantonio, Franco Alpestre
"Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare è una favola piena di delicatezza ma anche una parabola che invita alla riflessione.
Lo scrittore cileno, in questa favola per bambini "dagli otto agli ottantotto anni", ricorre a due strumenti spesso dimenticati dagli scrittori contemporanei: la semplicità e la forza dell'umorismo. Abbiamo pensato che questa potesse essere anche un'occasione per avvicinare un pubblico infantile alle possibilità espressive del teatro, alle sue componenti, alla sua pluralità di linguaggi.
Approfittando della presenza appassionata di Oriella Dorella, che danza con uno "Zorba Di Francescantonio" di grande spessore, abbiamo pensato di raccontare la storia della Gabbianella facendoci aiutare dalla danza. Ci è parso che le possibilità espressive di un danzatore potessero esserci utili a inventare in modo non naturalistico quel mondo di animali.
Franco alpestre racconta la favola di Sepùlveda a un bambino, attraverso gli occhi del quale prende corpo un mondo inventato. I gabbiani volteggiano nell'aria come gli equilibristi del poeta Atxaga e i gatti scattano leggeri, parlando i dialetti degli attori-danzatori che li interpretano, dando vita a una Babele di linguaggi che è anche suono, musicalità di una sintassi non colta ma naturale."
Walter Pagliarotop page
Tu chiamale se vuoi emozioni
Spettacolo in lingua catalana con gli allievi dell'Istituto del Teatro di Barcellona
CHIUDIRegia: Franco Di Francescantonio
Con: Franco Di Francescantonio Marta Garcia-Otin Susanna Garcia-Prieto Andrea Montero Xavier Ripoll Tono Salò
Brani da: W. Shakespeare - F. Oniegin - G. Lorca - E. Muller - S. Tofano
top page
Through Roses
di Mark Naikrugh
CHIUDIRegia: Massimo Masini
Con: Franco Di Francescantonio, Silvia Luzzi
Montepulciano 7 agosto 1985
top page
Una città proletaria
CHIUDI"Portare in teatro la letteratura è già di per sé operazione feconda ma rischiosa. Allestire a Pisa uno spettacolo tratto da un romanzo (un romanzo “storico” come lo definisce il suo stesso autore) che parla della Pisa dei primi del secolo, di quella Pisa abitata da anarchici e centro del libero pensiero, è operazione che rischia ad ogni passo di scivolare nell'archeologia di un'epoca passata.
La prima fase di lavoro, dettata dalle modalità di scrittura del romanzo stesso, è stata l'elaborazione di un “trattamento”. Il romanzo è costruito infatti dando voce, in successione, a diversi personaggi che raccontano in prima persona la realtà pisana di quei primi anni del '900. Gli eventi raccontati sono dunque pressoché sempre gli stessi, immessi però in un processo di costante arricchimento, dato dal continuo spostamento del punto di vista.
Ma nel procedere alla riduzione teatrale di “Una città proletaria” di Athos Bigongiali, fare archeologia non ci ha mai interessato, ci ha colpito invece la possibilità di ritornare con la memoria a quella Pisa dimenticata, la Pisa che ogni tanto si sveglia con un nuovo sogno.
Attraverso la riscrittura teatrale del romanzo di Athos Bigongiali ci interessa parlare di quel gruppo di libertari, poeti, giovani ribelli, uomini e donne, che nei primi anni del '900, hanno “sognato un sogno” e hanno creduto di realizzarlo. Si racconta di una generazione -delle generazioni- sconfitta, dimenticata nei libri di storia e rimasta sepolta nella polvere degli archivi. Perché in questo momento epocale parlare dei “territori dell'impossibile” e raccontare il funerale di un sogno, paradossalmente ci consente di non negare l'importanza dell'utopia. E” una memoria quindi non scientifica ma calda, compartecipata, memoria di un vissuto reale. Un po' come parlare dei nostri nonni: uomini realmente vissuti, fumatori accaniti, polemici, stravaganti, un po” rivoluzionari e un po' dandy.
Sarà come raccontare una favola o una storia “vera ma inverosimile” che forse è capitata almeno una volta a ciascuno di noi.
L'unico filo conduttore all'interno di questa struttura è rintracciabile nelle annotazioni raccolte dal personaggio di Evening al fine di scrivere, appunto, un romanzo sulla città proletaria. Il trattamento ha dunque permesso di modificare questa struttura, non utilizzabile in un allestimento teatrale, isolando le immagini e i passaggi essenziali per raccontare la “città proletaria”, mantenendo inalterato lo spirito del romanzo. La chiave di lettura adoperata - in parte presente nel romanzo proprio attraverso le annotazioni di Evening - è quella di raccontare non avvenimenti nel momento in cui accadono ma il ricordo, la memoria che di quei fatti hanno coloro che li hanno vissuti. Si racconta cioè il sogno quando questo è già finito, ma soprattutto si racconta la volontà di “fare memoria”.
L”asse portante di questa chiave di lettura è la fotografia, e un teatro di posa è l'ambientazione ideale dello spettacolo: come se un giorno, evocati da Evening, aspirante scrittore del “romanzo della città proletaria”, tutti i vari personaggi, anarchici e non, si fossero dati appuntamento per ricordare quanto era successo negli anni precedenti attraverso una serie di fotografie, equivalenti ad alcuni momenti del romanzo. Partendo però dall'unica soggettiva di Evening gli altri personaggi non rimangono imprigionati come funzioni di un solo narratore, ma progressivamente conquistano una propria funzione narrativa. Come nel romanzo di Bigongiali, si moltiplicano i punti di vista e l'epopea della città proletaria diventa allora la somma di diverse soggettive. Memoria quindi non di eventi storici ma flash che permettono di raccontare la vita degli anarchici, il loro bisogno di sognare ma anche il loro andare verso il fallimento, verso la fine del sogno.
La scelta di queste immagini-guida è stata compiuta in collaborazione con Tobia Ercolino e Bruno De Franceschi in modo che il lavoro si sviluppasse seguendo una sinergia che esaltasse le competenze specifiche.
Tecnicamente si è arrivati al trattamento prelevando i materiali, relativi ad ogni immagine, sparsi nel romanzo e identificando i personaggi più rappresentativi.
Il trattamento così ottenuto è servito da base di partenza per la sceneggiatura definitiva, elaborata in collaborazione con Francesco Bruni."
Paolo Pierazzinitop page
Yoruba mouth, mouths
CHIUDITorino 15-16 gennaio 2004
Melologo da "Ake. Gli anni dell'infanzia" di Wole Soyinka
Con documenti sonori delle voci yoruba (Nigeria) che abitano le città italiane
Cura drammaturgica di Franco Di Francescantonio
Musica e sonorizzazioni di Claudio Lugo
Proiezioni multimediali di Roberto Merani
Impressive Ensemble
Michele Marelli - clarinetto, corno di bassetto;
Claudio Lugo - saxofoni, sistema interattivo di elaborazione e spazializzazione del suono;
Gianpiero Malfatto - trombone, trombone basso;
Andrea Lanza - chitarra elettrica, live electronics;
Corrado Sezzi - percussioni, oggetti sonori."Un melologo da Aké, romanzo autobiografico e storia di un'iniziazione alla vita, di una soglia che viene varcata dal paese innocente alla civiltà urbana, firmato dal Nobel nigeriano Wole Soyinka. La bocca che narra possiede una fisicità organica che rimanda al suono, è uno strumento di scrittura sonora e di trasmissione propria alle civiltà di tradizione orale. Forzare, da occidentali, il testo di Aké ad uscire dalla pagina del libro stampato per esprimersi nella narrazione orale sostenuta dalla musica (melologo) ha il senso di evocare il ruolo del narratore che da Uno, in quanto Eletto, parla con voce collettiva; è Collettivo. Bocche, quindi.
Secondo un'idea di Claudio Lugo, autore di musica e sonorizzazioni, Franco Di Francescantonio conduce il racconto insieme all'Impressive Ensemble.Piccolo Regio Laboratorio è il titolo di una rassegna, giunta alla quinta edizione, di "teatro totale" dove il palco del Teatro Puccini di Torino si trasforma in una vera e propria fucina creativa nel cui crogiolo confluiscono varie discipline artistiche, dall'opera da camera al teatro di prosa, dalle performance di danza alle installazioni video, il tutto all'insegna della musica di oggi alla ricerca di nuove forme di spettacolo.
Un iniziativa lodevole che propone spettacoli decisamente alternativi e ricchi di implicazioni oggettive e di stimoli alla soggettività, spesso inerme, dello spettatore il quale si ritrova coinvolto contemporaneamente ai diversi livelli di fruizione e finanche interattivamente partecipe. In tale contesto, la stratificazione disciplinare obbliga anche ad una molteplice interpretazione degli spettacoli che hanno comunque un aspetto comune nel variegato intrecciarsi dei linguaggi musicali.
Meglio, parliamo pure di linguaggi sonori, dal momento che lo scrocchiare delle pagine volte da un ignoto lettore, è suono e nella sua pregnanza semantica, uditiva, rimanda a altri significati. Un suono che accompagna lo scorrere dei giorni, il dipanarsi di una storia, magari quella di un'iniziazione alla vita vissuta in un villaggio africano da un adolescente che nel 1986 diverrà Premio Nobel per la letteratura: il nigeriano Wole Soyinka. Il melologo tratto dal romanzo autobiografico "Akè. Gli anni dell'infanzia" si esplica attraverso una bocca che narra (l'attore Franco Di Francescantonio.) strumento di produzione sonora e perpetuazione culturale, secondo la tradizione orale africana, che da singola diventa collettiva e dunque bocche, suoni, musica. La narrazione si espande dando vita allo spazio e agli oggetti che lo popolano (la mano che affonda frusciante nel catino) agli essere umani (il coro di voci di donne emigrate nelle città occidentali).
Si direbbe che Claudio Lugo, curatore dello spettacolo, non abbia pensato alla musica in termini "temperati", lasciando il suo Impressive Ensemble a dare voce alle simbologie, ai miti, alla realtà dell'urbanizzazione sradicante, alla nostalgia e alla scoperta del mondo, alla maniera di una lingua sfuggente (Yoruba) che affida all'intonazione (al suono) il compito di significare. Non c'è manierismo etnico nella musica, piuttosto il tentativo di parlare come fa la lingua, memore di una storia collettiva, una polifonia che commenta-connette l'esperienza sensoriale che somma il grigio presente al solare ricordo. Perché la forza del canto (suono) dondola la culla del sogno ma è anche arma di ribellione, per esempio contro l'aumento delle tasse imposto dal protettorato britannico o contro l'installazione di impianti petroliferi sulle rive del Niger.
Niente partiture. Lugo guida la spazializzazione del suono elaborato cosciente del significato animista degli strumenti e della natura evocativa dei suoni (per quanto elettrificati e tecnologici). Se una lattina di Coca Cola può diventare uno strumento musicale (riempita di semi e sigillata) o un bidone di petrolio abbandonato una poderosa percussione, ciò sta a significare che l'Africa è lo specchio della nostra (in)civiltà, colei che ci restituisce gli oggetti, rivitalizzati, della nostra quotidianità. È sin troppo facile raffrontare il potere evocativo che lo stesso oggetto riveste nelle rispettive società e quali attribuzioni di valore ne conseguano. Due società moderne e opposte che dialogano per scambi reciproci (sebbene ineguali) in direzione della conoscenza di entrambe.
L'Impressive Ensemble non ha voluto ricalcare la musica africana ma utilizzare il testo di Soyinka come i ragazzini usano la lattina di Coca, sebbene non si tratti di rivitalizzarlo ma renderlo comprensibile alla nostra coscienza offuscata, alla nostra sensibilità perduta nell'inseguimento di tecnologiche, economiche, illusorie felicità. "
Paolo Curtabbitop page
-
Perle rare
-
Poi piovve dentro a l'alta fantasia
-
Prospettiva Nevskij
-
Perspective Nevsky - In lingua francese
-
Recitarcanzoni
-
Recitarcanzoni - Prove dello spettacolo a Madrid
-
Sogno di una notte di mezza estate - Estratti
-
Tu chiamale se vuoi emozioni
-
Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare - Estratti
-
Through roses
-
Una città proletaria - Estratti
-
Yoruba mouth, mouths
top page
top page
top page
top page
top page
top page
top page
top page
top page
top page
top page
top page